Vita da indi: il self-publishing
- sfolcia
- 17 mar 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Avevo iniziato con il dire: “Non avrò mai bisogno di ricorrere al self-publishing”.

Dopo i sei mesi canonici di attesa che qualcuno degli editori a cui mi ero rivolta si facesse vivo, i miei romanzi erano già su Amazon e Smashword a un prezzo così stracciato da essere vergognoso.
Presto però si sarebbero rivelati un caso letterario e io sarei stata definita la prima Amanda Hocking italiana; a quel punto avrei alzato il prezzo e sarei diventata ricca e famosa.
Gli editori avrebbero fatto a gara per aggiudicarsi i miei romanzi, e io li avrei tenuti sulla corda assaporando la vendetta.
Dopo qualche settimana di vendite a zero ho iniziato a spacciare gratuitamente i miei romanzi in rete, ma neanche così sono riuscita a suscitare un vago interesse nei lettori.
Due considerazioni sparse, tanto per incominciare: 1) pubblicare senza promuovere è come non pubblicare; 2) non basta offrire qualcosa gratuitamente perché orde di consumatori ci si avventino sopra.
Sfido però qualunque self-publisher a non ammettere di averci sperato almeno un po': carichi l'ebook su Amazon e sei così brava a gestire categorie e metadata che il sistema lavora per te. In una notte scali la classifica e da lì non ti scolla più nessuno.
Ho già scritto da qualche parte che la mia fantasia è scatenata e inesauribile, vero?
Comunque, superata la delusione iniziale occorre dedicarsi seriamente alle categorie e ai metadata di Amazon, perché usati bene ci possono davvero venire in soccorso.
In quanto al concetto di gratis si potrebbe scrivere un manuale (molti l'hanno fatto). Anche in questo caso Amazon – o meglio, KDP Select – ha ciò che fa per noi, sempre tributando il rispetto dovuto a chi fa sul serio (avete già letto il mio post su KDP Select e l'espulsione dal programma di uno dei miei romanzi?).
Comments