Sappiamo già che cosa NON è Yoga: a dispetto del titolo non è un libro sulla meditazione e lo yoga.
Il mio rapporto con Emmanuel Carrere è di odio-amore, ed è con questa disposizione di animo che mi sono avvicinata a Yoga.
Sappiamo già che cosa NON è Yoga: a dispetto del titolo non è un libro sulla meditazione e lo yoga.
O meglio: ci sono entrambi, ma sono - come dire - comparse.
Perché il protagonista indiscusso di questo libro è lui: Emmanuel Carrère, finalmente libero di dedicarsi al suo soggetto preferito: se stesso.
E poi ci sono: yoga e depressione, meditazione e terrorismo, aspirazione all'unità e disturbo bipolare; tutte cose che sembrano non poter andare insieme - scrive Carrère nella premessa - e invece sì: vanno insieme, conclude. E infatti lui le infila tutte in un libro di circa 300 pagine.
Tra una cosa e l'altra è però la depressione a fare da cornice a tutto il resto; una depressione tanto severa da dover essere curata con l'elettroshock, e che lo porta sull'orlo della disperazione.
Il suo problema principale è se stesso; si definisce un uomo narcisista, instabile, perseguitato dall'ossessione di essere un grande scrittore.
Cosa mi lascia un libro come Yoga:
prima di tutto tanta consolazione: non sono l'unica a praticare la meditazione "come capita", cercando di metterci impegno e disciplina, ma riuscendo a farmi distrarre praticamente da tutto.
la consapevolezza che la meditazione possa essere tutto ciò che succede mentre si è seduti, immobili, silenziosi: la noia, i dolori alle articolazioni e alla schiena, i pensieri parassiti, lo stomaco che brontola, l'impressione che sia tutta una perdita di tempo. E tanto altro...
sapere che anche Carrère si interroga su come finire un libro: con quale immagine, con quale pensiero congedarsi dal lettore?
il concetto di tachipsichismo, che non conoscevo: è come la tachicardia, ma riguarda l'attività mentale.
le parole e la scrittura come modalità di accesso all'esperienza
apprendere che Carrère non è una brava persona (per sua diretta ammissione...)
Alla fine, scrive, dopo tutto non è ancora morto. E fin che c'è vita, c'è la speranza di poter essere ancora felici.